Io e Ania (qui il suo articolo) abbiamo pensato che parlare di quello che ci stava più a cuore, poteva essere una buona idea per una collaborazione. E allora, eccoci qui!
Tante volte mi è stato chiesto perché? La risposta non è mai arrivata.
Ci sono dei momenti nella vita di ognuno in cui sentiamo che
non siamo fatti per quello che ci sta intorno. Momenti che hanno l’aspetto
quasi di una rivelazione catastrofica, in cui il mondo inizia a starci stretto
e vorremmo semplicemente prendere il volo – andare via, via da ciò che ci fa
male e che non è adatto a noi. Può succedere a quattro, a venti, a quaranta
anni: ma quando avviene, diventa un marchio. Un qualcosa da cui non puoi più
scappare. E allora, che fare?
Arte è la
risposta che si sono dati per anni. Musica, danza, arte visiva, cinema,
letteratura. Sono tutti modi di evadere e, al contempo, calarsi perfettamente
nella propria realtà in punta di piedi, senza farsi male.
Un libro è sempre stato un buon amico e una bella compagnia,
quando avevo bisogno di sentirmi meno sola ma rifiutavo il contatto con la
gente normale. Io che normale non lo sono mai stata, agli occhi degli altri,
magari ero semplicemente strana, ridicola, diversa.
I libri, invece, ti accolgono senza chiederti chi sei o da
dove vieni. È stato un po’ come un’anticipazione di quello che sarebbe stato
l’incontro che un giorno mi ha cambiato la vita – Dio.
Un libro non cerca mai in te qualità particolari o
l’approvazione della gente. La letteratura vuole solo essere ascoltata. E, paradossalmente,
ascoltarti. Per poi scoprirti inaspettatamente, in quelle pagine, in quelle
parole di carta. Hey, ci sono io, mica
sapevo di essere così.
Un’antidoto contro la solitudine, così la chiamava David
F.Wallace, ed effettivamente è così: è un piccolo modo di guarire da sé le
proprie ferite, scappare via quando tutto è troppo pesante, scoprire nuovi
mondi e – finalmente – sognare.
Se c’è una cosa che la letteratura fin da piccola mi ha insegnato è che sognare
è la cosa più bella che ci abbiano donato. Tutti cercheranno di toglierci
questa capacità, negli anni – perché chi sogna fa invidia al mondo – ma il
nostro compito è preservarla, tenerla stretta stretta tra i pugni nonostante
tutto e tutti.
È solo così che si può sopravvivere in un mondo in cui i
sentimenti sono stati repressi a favore di un’apparente e inconsistente
felicità, solo così si può trovare una piccola via di scampo alla distruzione.
Perché leggere, alla fine, non è scappare dalla propria
vita. Leggere è scoprire tante vite diverse per imparare a vivere la propria.
E allora, ritornando alla domanda iniziale, perché leggo?
Perché è l’unica cosa che mi resta, l’unica cosa che nessuno potrà mai
togliermi, quando tutto cade intorno a me.