domenica 1 maggio 2016

La bellezza sfuggente della creatura più misteriosa della letteratura

“I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi / quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, / nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno ha perso il loro sole;/ i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s'illanguidiscono un poco, i tuoi occhi / gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo / del mio amore.”


(Nazim Hikmet, I tuoi occhi – Poesie d’amore)





Anni, anni, anni e anni di letteratura e lei rimane come una costante nel tempo. È la donna, quell’essere dalla bellezza fulgida ed eterea che ha affascinato gli uomini di ogni tempo fino a farne una musa: colei che ispira il canto e la poesia. Creata biblicamente dalla costola dell’uomo, diviene fin da subito ‘un aiuto’, ‘una compagnia’: l’unica che sappia soddisfare la sua solitudine e riempire le sue giornate. Senza, egli non sarebbe completo, Dio stesso deve riconoscerlo. Gli antichi Greci le attribuirono le doti migliori: basti pensare ad Afrodite, la bellezza; Atena, la saggezza; e infine Demetra, colei che – potremmo dire - dona la vita. Ha irretito con le sue grazie i più grandi e i più potenti, fino ad assoggettarli: Zeus stesso ne era completamente schiavo, non riusciva a farne a meno. Ma è stata anche spesso protagonista delle più grandi tragedie, vittima di abbandono e sofferenza, dimostrando la sua fragilità, quasi come se potesse spezzarsi da un momento all’altro. O ancora forte e astuta, vendicativa e spietata, come la Medea di Seneca, pronta a sacrificare tutto pur di vedere il dolore nel volto di chi le aveva straziato il cuore. In tutte le sue sfumature, come una medaglia a due facce, ha fatto parlare di sé. Lei, l’essere misterioso. Lei che sin dagli albori della creazione necessitava di essere esplorata, compresa fino in fondo. Gli stilnovisti, nella loro dolcezza e spiritualità, ne hanno dato una visione assolutamente affascinante: per loro era in tutto e per tutto un essere angelico, celestiale. L’unica che potesse avvicinarli a Dio. Dante dice ‘Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso / Tal, ch'io pensai di toccar  miei lo fondo / De la mia gloria e del mio paradiso: quella creatura magnifica lo porta nei luoghi altissimi, quasi a ‘toccare il cielo con un dito’. Sono i suoi occhi, il suo sorriso, il suo dolce incedere, i particolari più ricorrenti nella poesia di questo tempo. Tutti elementi che non ci lasciano mai avere una visione d’insieme ma che presagiscono la bellezza sconvolgente di qualcosa di divino. È così sfuggente, la donna stilnovistica. Eppure, forse proprio per questo, così degna di ammirazione e rispetto. Petrarca, uno dei più grandi poeti di tutta la letteratura italiana, la descrive sempre con delicatezza, quasi come se la stesse carezzando con le parole. ‘Chiare fresche e dolci acque / ove le belle membra / pose colei che sola a me par donna  […] con sospir mi rimembra’, e ancora: ‘Non era l'andar suo cosa mortale / ma d'angelica forma, e le parole / sonavan altro che pur voce umana; / uno spirto celeste, un vivo sole..’. Meravigliosa, in tutto e per tutto, nonostante rimanga sempre come inafferrabile. Nessuno riuscirà mai a capire dove sta il segreto della sua magneticità. Sono forse i suoi occhi? O le sue labbra? O le sue parole, così pregne di significato e sensualità – come dimostra la maestria di Saffo? Se dovessimo vederla come gli stilnovisti, quella fatale attrazione che investe e investirà gli uomini di ogni tempo, è quel divino che Dio ha lasciato nel momento in cui l’ha tratta dall’uomo. Come se avesse voluto marcare il suo passaggio, segnalare ‘questa è cosa mia’. E come tutte le sue cose, nessuno potrà mai afferrarla in pieno. Sembra quasi assurdo pensare che, ad oggi, quella stessa figura viene bestialmente offesa e violata, sfigurata, dalle mani di chi – più di qualsiasi altro – avrebbe dovuto amarla con la ‘venerazione di una dea’. Ma come disse Shakespeare, nel lontano 1600, La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”. Donne, siete speciali. Anche quando tutti vi diranno il contrario. Anche quando vi metteranno sotto i piedi. Siete state fatte per regnare sul cuore dell’uomo, non per diventarne sudditi.  

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