venerdì 24 ottobre 2014

Che tu sia per me il coltello - Recensione.


'Stai con me, riportami alla luce. Dimmi: sii luce'.

Una donna bella, semplice, fragile, delicata. Si stringe nelle spalle, guarda gli altri con occhi grandi e dolci.
Un uomo. Magro, ossuto, perso. La nota, la guarda da lontano. Vede in lei qualcosa. Un guizzo di nostalgia o felicità, una delle due. Un dolore che lui conosce bene perché se lo porta sulle spalle ogni giorno, in silenzio.
E allora le scrive, chiedendole di iniziare una corrispondenza. Così ogni giorno, Yair si ritrova con un pezzo di carta in mano, a buttare giù tutto quello che è, tutto quello che gli passa per la testa. A raccontarsi, denudarsi, mostrandosi nella sua essenza più pura. Chiedendo a Myriam di scavare dentro lui, come un coltello, per arrivare agli strati più interni, più nascosti, quelli che ha sempre celato non solo agli altri ma anche a se stesso.
E così anche Myriam, la donna che ha sempre messo gli altri prima di lei, quella creaturina fragile costretta a combattere ogni giorno contro i pregiudizi della gente e a sopportare la 'presenza' di un 'nemico' che la logora ma allo stesso tempo la arricchisce.
E' questo 'Che tu sia per me il coltello', uno dei romanzi che David Grossman ha scritto: un intreccio di storie, passioni, verità nascoste, lacrime, sorrisi, fantasia, amore. Un viaggio alla riscoperta di se stessi e delle storie che ognuno di noi si porta dentro silenziosamente... alla scoperta di chi siamo, noi, di cosa siamo fatti, di tutti quegli strati che nascondiamo anche a noi stessi, quelli chiusi dietro una porta blindata.
'Che tu sia per me il coltello' è una lama che scava nella vostra persona fino a penetrarvi nel profondo. E aggiustare. Guarire. Addolcire.

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